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La crescita dimensionale per le PMI italiane è oggi più che mai una necessità, per riuscire a mantenere un posizionamento competitivo nel mercato mondiale. Con questo contributo si illustra il caso di un’impresa italiana che ha deciso di intraprendere un processo di forte crescita, sia interna che esterna, definendo dapprima le linee guida della strategia di sviluppo che avrebbe seguito per evitare che la crescita generasse squilibri finanziari e dimensionali, difficili poi da contenere una volta avviati.
Alla luce della ormai prossima entrata in vigore del nuovo accordo di Basilea 2 per la regolamentazione dell’accesso al credito, diventa fondamentale per l’impresa analizzare criticamente il proprio “parco banche”, la fine di reimpostare le politiche di relazione e comunicazione con gli Istituti di Credito.
I sistemi di “credit rating”, recentemente introdotti dalle banche, servono agli istituti di credito stessi per allocare il capitale e fare un prezzo connesso al rischio del cliente. Se le aziende imparano ad utilizzare tali parametri per realizzare auto-diagnosi possono adeguarsi agli standard richiesti al fine di minimizzare i propri costi e non essere penalizzate sotto il profilo della disponibilità di credito.
Le imprese italiane, nonostante le nuove opportunità, appaiono ancora troppo legate alle banche quali principali fonti di finanziamento. Il mercato, offre oggi però alle piccole e medie imprese, vero tessuto della realtà aziendale italiana, forme di finanza maggiormente “innovative”; se ne illustrano alcune.
Dovrebbe trattarsi di un processo senza soluzioni di continuità: inarrestabile e coinvolgente, impegnativo ma fruttifero: la ricerca di nuovi business e l’analisi critica di quelli già consolidati e caratteristici. Non sempre però la Direzione aziendale è attenta a quest’ opera di introspezioni ed osservazione esterna, al punto di non accorgersi di pericolosi campanelli d’allarme e dell’esigenza di un ripensamento strutturale prima della crisi fatale.
La necessità di valutazione del rischio da parte delle banche, resa più puntuale ed accurata dalle nuove regole sui requisiti patrimoniali, può innescare in azienda una serie di riflessioni ed attività volte ad ottimizzarne la capacità di credito.
Attraverso una recente indagine si è cercato di valutare in che misura banche e imprese arriveranno preparate alla scadenza di Basilea2 . I risultati poco confortanti hanno messo in evidenza quanto bisogno di informazione e di consapevolezza vi sia ancora sull’argomento soprattutto da parte di quella vasta realtà italiana composta dalle piccole e medie imprese.
Obbiettivo di questo contributo è quello di analizzare le principali fasi, le attività chiave ed i connessi aspetti critici che le aziende italiane dovranno affrontare per costruire un processo di comunicazione finanziaria che abbia lo scopo di ottenere un miglioramento gestionale e che serve ad incrementare la percezione del valore aziendale.
Un’indagine effettuata su un campione di 80 piccole e medie imprese mette in luce il grado di preparazione delle aziende italiane ad affrontare “l’evento Basilea2”: molte aziende non hanno ancora compreso le “regole del gioco” ma potranno cogliere l’opportunità di migliorare i loro processi di comunicazione finanziaria attraverso le informazioni di tipo quantitativo, qualitativo e comportamentale che alimentano il tanto “sospirato” rating.
Quella che appare come una vera e propria “sfida” per banche e imprese va accolta in primo luogo cercando di ottimizzare la comunicazione : imprescindibile da un lato lo sviluppo di una maggior sensibilità e trasparenza nella valutazione dei progetti aziendali, e dall’altro, l’implementazione di un vero e proprio processo di comunicazione finanziaria. Proponiamo in tale ambito alcuni passaggi fondamentali per facilitare la convergenza delle due principali parti in causa.
La ridefinizione delle strategie competitive da parte delle banche deve tener conto di una nuova configurazione dell’offerta, suggerita dai diversi segmenti d’imprese clienti. Una migliore comprensione del fabbisogno delle PMI, quindi, rappresenta uno spunto per ripensare, da entrambe le parti, il rapporto banca-impresa.
La ridefinizione delle strategie competitive da parte delle banche deve tener conto di una nuova configurazione dell’offerta, suggerita dai diversi segmenti d’imprese clienti. Una migliore comprensione del fabbisogno delle PMI, quindi, rappresenta uno spunto per ripensare, da entrambe le parti, il rapporto banca-impresa.